Il problema dell’accanimento terapeutico in psichiatria è stato affrontato di rado. Che cosa significa accanimento terapeutico in psichiatria? Significa perseguire una risoluzione completa dei sintomi ed una remissione totale dei disturbi anche se non è ottenibile con gli strumenti a nostra disposizione. La questione non è specifica dei trattamenti farmacologici, poiché si può trovare in psicoterapia così come nelle terapie fisiche, ma tende ad acquistare un’importanza particolare proprio in psicofarmacologia.
I termini del problema sono abbastanza semplici e derivano da un’incertezza posologica e clinica. Gli psichiatri sanno che il range di efficacia degli psicofarmaci è vastissimo. Si va dai casi, aneddotici, ma che tutti hanno sperimentato, di pazienti tenuti fuori del delirio con poche gocce di aloperidolo giornaliero, a pazienti che hanno avuto un miglioramento sintomatologico solamente con dosi di 600 mg giornalieri di clozapina. La tentazione di aumentare le dosi, o di sommare farmaco a farmaco, quando il paziente non risponde come noi vorremmo, è dunque comprensibile ma, pur sempre, sbagliata. Bisognerebbe, invece, accettare l’idea che vi è come una soglia di “guarigione possibile” oltre la quale si producono solamente disastri e si mina il rapporto terapeutico.
In alcuni casi un paziente dovrà imparare a convivere con i propri sintomi; in altri dovrà apprendere a modulare lui stesso il medicinale. In tutti i casi, comunque, la scelta del farmaco antipsicotico dovrà essere fatta in comune accordo con il paziente, senza scordarsi mai che l’obiettivo da perseguire è un miglioramento della qualità di vita del paziente e non “la sconfitta della malattia” come tale. Porsi l'obiettivo della piena scomparsa dei sintomi psichiatrici non può e non deve mai coincidere con un “menticidio”.
Ogni essere umano ha diritto “a pensare” e gli psichiatri non debbono sopprimere questo diritto solo perché il pensiero produce incubi inquietanti. Bisogna saper trovare un equilibrio tra soppressione della sofferenza e diritto ad una propria vita mentale che ogni paziente conserva.