Un personaggio caratteristico – tanto che il teatro ne ha fatto quasi una maschera – è il “malato immaginario”, una persona ossessionata dalla propria salute, a volte anche convinta di avere gravi malattie, nonostante l’evidenza dimostri il contrario. Si tratta di persone sovente difficili da sopportare per chi li frequenta, amici, colleghi di lavoro, familiari, tanto sono lamentose e fissate sulle proprie preoccupazioni di salute. Spesso, poi, cadono vittima di qualche medico disonesto che ne approfitta per “vendere” loro a caro prezzo qualche rimedio perfettamente inutile.
La psichiatria distingue tra ipocondria e patofobia. Con ipocondria si intende un’ansietà morbosa riguardo la propria salute, spesso associata con numerosi e vari sintomi che nessun medico, con grande disperazione del povero malato, riesce ad attribuire a ragioni organiche. Il paziente ipocondriaco accusa sintomi che riguardano specialmente la pelle, l’addome, l’intestino e i genitali. Qualche volta questi sintomi soggettivi giungono a configurarsi come vero e proprio delirio somatico, per esempio il malato può avere allucinazioni olfattorie o percepire il proprio corpo come modificato. L’ ipocondrio, ed in particolare la milza, era ritenuto in antichità essere il luogo d’origine di un tale disordine. Il termine di ipocondria è spesso confuso con quello di “patofobia” ed utilizzato nel linguaggio comune quale sinonimo di “malattia immaginaria”. In realtà, l’ipocondria è una vera situazione di pre-delirio e dovrebbe essere considerata molto seriamente dai medici.
Con il termine patofobia ci si riferisce, invece, alla paura morbosa delle malattie. In questo caso le persone sanno di non essere malate ma temono di potersi ammalare e mettono in atto una serie di comportamenti per evitare questo rischio, ad esempio possono diventare maniache dell’igiene oppure non mangiare certi alimenti. Queste condotte di evitamento possono rendere la vita dei patofobi molto complicata, come nel caso di un paziente che seguii molti anni fa e che si sentiva obbligato a lavarsi in continuazione le mani per paura di infettarsi.
La differenza fondamentale tra ipocondria e patofobia è quindi che l’ipocondriaco “sente” con sicurezza di essere malato, percepisce segnali inquietanti provenire dal proprio corpo. Il patofobo, invece, teme di potersi ammalare, si scruta alla continua ricerca di segni malattia che però non trova. Non trovandoli, non si rassicura ma raddoppia l’acribia con cui li ricerca. Curare sia l’uno sia l’altro può dimostrarsi un’impresa molto difficile perché entrambi non accetteranno facilmente l’idea che il loro disturbo sia di natura psicologica. Non aiuta, per altro, la convinzione diffusa che se una malattia è di natura psicologica, non sia una vera affezione. Niente di più sbagliato: la “malattia immaginaria” è una patologia che può essere ben più invalidante di tante infermità somatiche.